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Dove caricare il carrello elevatore elettrico?

come caricare carrello elevatore elettrico

Caricare il carrello elevatore elettrico quali accortezze avere? In questo breve articolo abbiamo raccolto alcune domande che ci vengono poste frequentemente riguardo la zona e le modalità di ricarica delle batterie dei carrelli elevatori elettrici

Chiunque possieda un muletto dotato di batteria al piombo, deve tener conto delle varie normative per poter operare in sicurezza. Questo non solo per non incorrere in sanzioni, ma anche per salvaguardare la salute dei lavoratori. Nei libretti d’uso e manutenzione vengono indicate tutte le corrette operazioni di gestione del vostro mezzo, quelle segnalate dal costruttore stesso. 

Tutte le nozioni che andremo a elencare si riferiscono in particolar modo alle batterie al piombo, le altre tipologie come ad esempio a litio o gel non necessitano di tutte queste accortezze. 

Iniziamo quindi con le domande:

Dove è corretto caricare il carrello elevatore elettrico?

È necessario destinare una zona di ricarica apposita la quale dovrebbe essere preferibilmente all’aperto, sotto una tettoia. Nel caso in cui questo non sia possibile, va predisposta una zona di ricarica al chiuso, dotata di impianto per il ricambio dell’aria. Si raccomanda inoltre che non vengano introdotte nell’area fonti di scintille, proprio per evitare incendi. Fondamentale per il luogo di ricarica è che i soccorsi o il pronto intervento abbiano una via diretta per accedervi. 

Perché la zona di carica deve avere queste caratteristiche specifiche?

Le batterie al piombo, durante la fase di carica rilasciano una miscela di ossigeno e di idrogeno che rende l’area circostante altamente esplosiva. Proprio per questo motivo, e secondo le norme CEI, è importante che la zona designata sia all’aperto o sia adeguatamente arieggiata.

A quale normativa far riferimento in particolar modo?

La norma CEI EN 62485-3:2016 si occupa di definire quali specifiche devono essere adottate nella zona di ricarica, per poter essere definita in regola. I punti riguardano in particolare quante postazioni di carica possono essere create e la loro disposizione, il tutto definito in base al numero di carrelli elevatori e le condizioni del luogo.

Quando deve essere inserita l’acqua nelle batterie?

Questa è la domanda che ci viene posta più spesso. L’acqua deve essere inserita dopo la ricarica se si tratta di una batteria dove viene spesso rabboccata o perlomeno ogni qualvolta sia necessario.

A volte ci capita di imbatterci in batterie che non vengono mai sottoposte a manutenzione , quindi in questo caso particolare è possibile inserire prima della ricarica poca acqua (una quantità tale da coprire almeno le piastre dell’elemento) onde evitare che le parti si rovinino. Una volta completata l’operazione di ricarica potrà essere inserita tutta l’acqua necessaria al raggiungimento del livello corretto.

Quali sono gli errori più frequenti?

Prima della ricarica

1. È importante controllare bene di star caricando correttamente la batteria e che la presa collegata al caricabatterie non sia quella del carrello elevatore stesso.

2. I cavi devono essere in buono stato e non privi di protezione proprio per evitare corti circuiti.

3. Non controllare il livello degli elettroliti.

Dopo la ricarica

Una volta completati la ricarica e il rabbocco, è fondamentale verificare che la batteria nella parte superiore non sia umida, così da evitare corti circuiti.

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A cosa serve la polvere assorbente e quanta ne devo possedere?

La polvere assorbente ha la funzione di assorbire completamente la perdita di acido dalle batterie e di rendere nuovamente il luogo sicuro. La capacità di assorbenza e neutralizzazione dell’acido dipende dalla marca della polvere e solitamente il coefficiente viene riportato sulla confezione. In dipendenza dal numero di batterie presenti all’interno del proprio stabilimento viene stabilita la quantità di polvere da dover detenere pronta all’uso. È necessario sostituire la polvere ogni qualvolta questa abbia superato la data di scadenza imposta dalle normative vigenti in materia di sicurezza (solitamente 5 anni). 

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